mercoledì 28 gennaio 2015

Crumbs are not enough! - Disegno

Miriam Montebello

Carmela Attanasio: una donna da imitare


62 milioni di persone muoiono ogni anno per cause collegabili alla carenza o alla cattiva qualità dell’alimentazione. Le zone colpite sono molte, tra queste il Guatemala. In questo paese l’80% dei bambini e delle bambine indigene sotto i 5 anni soffre di seri problemi alimentari. Da ogni paese del mondo qui arrivano volontariamente dei missionari. Una di questi è Carmela Attanasio.
 Dopo essere nata e vissuta in Italia dopo essere stata professoressa di scuola media, Carmela o meglio Lillina, come vuole essere chiamata lei, diventa missionaria e decide di andare periodicamente in Guatemala per aiutare la comunità fondata dal figlio.  
Ogni volta che va in Guatemala quale situazione Le si presenta?









Quella che vedete nelle foto. Le persone vivono in case con una struttura lignea coperta da buste di plastica. Quelli che se lo possono permettere vivono in case con i tetti fatti di lamiera. Entrambe le abitazioni sono molto poco resistenti e tanto meno confortevoli. Bisogna anche considerare che materiali come la plastica o la lamiera mantengono il caldo all’interno delle abitazioni, se così vogliamo definirle, non permettendo la circolazione dell’aria e causando in esse un aumento della temperatura, che in media è di 35°C. Questi abitacoli si trovano solitamente nei pressi di una discarica. In questo spazio enorme le persone buttano la spazzatura. Le persone per sfamarsi frugano nella spazzatura alla ricerca di qualcosa da mangiare. Come possiamo notare di conseguenza la situazione igienica è molto critica.
I volontari offrono latte in polvere mischiato con l’avena, poiché quest’ultima gonfia lo stomaco e attutiscono i morsi della fame. Nonostante ciò ho visto diverse persone svenire per strada a causa del digiuno senza essere soccorse da nessun medico. Infatti in una zona grande quanto il Lazio c’è un solo ospedale e la sanità è a pagamento. Inoltre nel caso in cui una persona venisse ricoverata deve provvedere alla propria assistenza poiché non ci sono infermieri.


Quali possono essere secondo lei alcune soluzioni per il futuro?
Per sconfiggere la fame nel mondo bisogna cercarle nel proprio io e nel proprio cuore: educare i giovani delle nostre generazioni al senso della gratuità ma anche al senso della responsabilità personale nei confronti di queste popolazioni perché solo capendo che ognuno di noi può fare qualcosa, si può mentalizzare le generazioni future al discorso della giustizia e di un’equità sociale.
Come possiamo contribuire noi dall’Italia?
Si potrebbe fare un gemellaggio con una delle missioni perché un solo nostro euro, può servire a sfamare decine di persone. È inutile continuare a parlare della fame nel mondo in generale perché di fronte a questo problema siamo tutti pronti a fare il “mea culpa” però poi concretamente non sappiamo come intervenire. Non dobbiamo comportarci come Kaino che alla domanda di Gesù “Dov’è tuo fratello?”, ha risposto “ che per caso  sono io il guardiano di mio fratello?” perché ognuno di noi è responsabile dell’individuo che ci vive accanto. Non bisogna essere indifferenti perché l’indifferenza non porta ad alcuna soluzione.
Cosa ne pensa delle grandi organizzazioni come la Fao, l’Unicef o la World Food Programme? Secondo lei fanno qualcosa di concreto? Oppure è solo una faccia diffusa dai media?
La prima cosa che mi viene da dire è “Boh”. Certo quando entro alla Fao e vedo tutto il lusso di marmi e stanze bellissime, mi viene subito spontaneo pensare “ Questa gente si preoccupa davvero della fame nel mondo?”. Mi viene da fare un confronto con il vescovo del Petèn che lungi dal vestirsi con la porpora  e in pompa magna, è un uomo semplice che vive da solo, si pulisce la casa da solo, si cucina da solo e magari ti riceve in canottiera tutta rattoppata da lui perché vuole essere vicino ai poveri e condividere l’esperienza degli ultimi. Certamente può darsi che perlomeno riescano ad attirare l’attenzione su certi problemi, però personalmente preferisco dare i miei soldi ad alcuni missionari che sicuramente li useranno nel modo migliore.
                                                                      Martina Poppa, Lucrezia Tosolini, Gianmaria de Salazar

martedì 27 gennaio 2015

Esperimento Sociale - Video

Abbiamo realizzato questo "Esperimento Sociale" per renderci conto di quanto le persone intervistate, scelte randomicamente, sapessero sui temi affrontati nel nostro blog, o cosa ne pensassero.
L'esito non è stato catastrofico come immaginavamo, infatti, anche se queste persone non erano particolarmente informate, ci hanno dato opinioni senza dubbio intelligenti e sensate.
Barbara Aversa, Lorenzo Brancati,  Eleonora Gaudenzi, Francesco Goberti, Francesca Santandrea, Alessia Tarallo, Thomas Valerio

World Food Programme: si sta facendo abbastanza?


Il WORLD FOOD PROGRAMME è un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza alimentare nei Paesi in via di sviluppo dove la malnutrizione si fa sentire maggiormente. Questa organizzazione, come altre, cerca di diminuire la percentuale di morti a causa della malnutrizione, ma si sta facendo abbastanza?  La situazione sta migliorando? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato una volontaria del World Food Programme.
Quali sono le zone in cui opera il WFP?
L’organizzazione impiega circa 14.000 persone, la maggior parte delle quali operano direttamente nei paesi più affetti dalla fame e dalla malnutrizione, in Asia, Africa, Europa orientale, Medio Oriente, America Latina e Caraibi. Ogni anno il WFP assiste una media di 90 milioni di persone in circa 80 paesi.
Quali obiettivi vuole raggiungere?
L’organizzazione sostiene la sicurezza alimentare e il diritto di tutti gli individui ad avere accesso al cibo necessario al proprio sostentamento, e a rispondere autonomamente ai propri bisogni alimentari.
La missione del WFP risponde alla sfida di un mondo a “Fame Zero” lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e svolge un ruolo chiave nella realizzazione dei 5 punti di tale sfida:
1-      Zero bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni
2-      100% accesso a cibo adeguato, sempre
1-      Tutti i sistemi alimentari sono sostenibili
2-      100% aumento della produttività e del reddito dei piccoli contadini
3-      Zero perdite o sprechi di cibo
Con quali mezzi?
Ad esempio con il programma dei pasti scolastici, grazie al quale il WFP fornisce cibo nelle scuole a più di
20 milioni di studenti. Questo incoraggia le famiglie a mandare i propri figli a scuola e aiuta gli studenti a concentrarsi sullo studio, dando loro l’opportunità di avere un futuro migliore. Anche il programma “Cibo in cambio di lavoro” fornisce razioni di cibo in cambio di lavoro utile allo sviluppo della comunità, mentre il programma “Cibo in cambio di formazione” permette di apprendere una professione o di imparare a leggere e a scrivere.  Un’altra delle iniziative adottate dal WFP prevede l’uso di contante e voucher che consente di acquistare direttamente il cibo. Il contante e i voucher sono particolarmente utili nei casi in cui il cibo è disponibile sui mercati ma le persone non hanno i mezzi per acquistarlo. Questo contribuisce anche a sviluppare l’economia del territorio, dato che i beneficiari acquistano il cibo nei mercati locali.
Come si finanzia l’organizzazione?
L’organizzazione si finanzia esclusivamente su base volontaria, senza quote fisse, ricevendo donazioni sotto forma di denaro, alimenti (come farina, olio, sale, zucchero, fagioli) e attrezzature per la coltivazione, l’immagazzinamento e la cottura del cibo. Le donazioni provengono da governi, imprese private e individui.
Quanti dei soldi ricavati dalle donazioni sono devoluti alle popolazioni bisognose?
Il 93% delle donazioni viene destinato alle operazioni sul campo. Solo il 7% delle donazioni viene utilizzato per le spese relative alle strutture in cui il WFP opera.
Cosa possiamo fare noi da qui?
Fare una donazione è un ottimo modo per aiutare, ma anche la sensibilizzazione sul tema della fame nel mondo è fondamentale per diffondere l’idea che questo dramma ci riguarda tutti e che costituisce un problema risolvibile se ci impegniamo insieme per questo scopo. Il WFP ha una pagina Facebook, attraverso la quale è possibile condividere news, fotografie, video e informazioni sulle emergenze in corso. Inoltre, è possibile seguire l’organizzazione su Twitter e sul canale YouTube del WFP Italia.
Ci sono stati dei risultati negli ultimi anni?
Tra il 1990-92 e il 2012-2014 il tasso di malnutrizione è sceso dal 18,7% al 11,3% a livello globale, e dal 23,4% al 13,5% nei paesi in via di sviluppo. Il numero di decessi di bambini al di sotto dei 5 anni nel mondo, la metà dei quali sarebbero attribuibili alla malnutrizione, è diminuito da 12.7 milioni nel 1990 a 6.3 milioni nel 2013.
 Il WFP parteciperà a Expo Milano 2015?
Il WFP, insieme alla FAO e all’IFAD, guiderà la partecipazione delle Nazioni Unite a Expo Milano 2015. Il
percorso delle Nazioni Unite all’interno dello spazio espositivo sarà contrassegnato da 18 istallazioni costituite da grandi cucchiai blu: il blu per richiamare il colore della bandiera delle Nazioni Unite, il cucchiaio come strumento comune a tutte le tradizioni alimentari, a simboleggiare il fatto che la “Sfida Fame Zero” riguarda ogni singolo individuo. Le istallazioni avranno come temi i 5 pilastri su cui si fonda la sfida. Particolare attenzione verrà affidata al tema della parità di genere e dell’impegno a favore della crescita del potere affidato alle donne, considerando il ruolo fondamentale di quest’ultime nella lotta contro la fame e la malnutrizione.
Ci sono dati riguardanti lo spreco di cibo nei paesi più ricchi?
Circa un terzo del cibo prodotto a livello mondiale, pari a circa 1.3 miliardi di tonnellate, va perso durante le fasi di produzione o viene sprecato. Ogni anno i consumatori dei paesi ricchi sprecano 222 milioni di tonnellate di cibo, una quantità pari quasi all’intera rete di produzione di cibo dell’Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate). Questi dati, provenienti da un rapporto commissionato dalla FAO, sono sorprendenti soprattutto se si considera che la mancanza di sicurezza alimentare continua a essere un enorme problema in numerose parti del mondo, la cui portata aumenterà nei prossimi anni se la questione non verrà affrontata subito in maniera appropriata ed effettiva.
Quali sono i progetti futuri?
Il WFP è impegnato nella promozione di attività e programmi volti ad aumentare il potere delle donne nella comunità. Circa il 60% di coloro che soffrono la fame nel mondo è costituito da donne. Questo perché le donne spesso hanno accesso limitato all’istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere minor potere decisionale. La conseguenza è che anche i loro bambini soffrono a causa della fame e della malnutrizione. Ma le donne possono avere un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza alimentare delle loro famiglie ed è stato dimostrato che affidando loro il cibo necessario, i bambini hanno maggiori possibilità di ricevere un’alimentazione adeguata. Inoltre, il WFP si impegna ad aiutare le popolazioni vittime di emergenze umanitarie a costruire la propria capacità di resilienza e a non essere vulnerabili agli avvenimenti avversi, rinforzando i sistemi di gestione del rischio necessari per sviluppare e rafforzare la capacità delle comunità e dei paesi di reagire positivamente agli shock improvvisi e provvedere a soddisfare i proprio bisogni alimentari. In particolare, poi, il WFP continuerà a lavorare sulle grandi emergenze umanitarie, classificate a livello 3 (il più alto) dalle Nazioni Unite, in Iraq, Siria, Sud Sudan, Repubblica Centraficana, e nei paesi dell’Africa occidentale affetti dall’ebola: Sierra Leone, Liberia e Guinea.
                                         Gianmaria De Salazar, Martina Poppa, Lucrezia Tosolini

Organizzazioni per la Lotta contro la Fame nel Mondo



Roma è la sede di tre importanti organizzazioni che si occupano di problemi relativi all’alimentazione e all’agricoltura.
Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO)
La FAO è l'organizzazione delle Nazioni Unite per       
l'alimentazione e l'agricoltura,  fondata il 16 ottobre 1945 a Città del Québec (Canada) il suo ruolo è quello di fornire assistenza tecnica ai paesi che chiedono di essere assistiti nello sviluppo del proprio settore rurale e nella formulazione di programmi e politiche per la riduzione della fame. Assiste i paesi anche nella pianificazione economica e nella stesura di bozze di legge e di strategie nazionali di sviluppo rurale. La FAO mobilizza e gestisce fondi stanziati dai paesi industrializzati, da banche per lo sviluppo e da altre fonti garantendo che i progetti raggiungano i loro obiettivi. L'Organizzazione guida gli sforzi internazionali per sconfiggere la fame. La FAO, al servizio sia dei paesi industrializzati che di quelli in via di sviluppo, rappresenta un foro neutrale dove tutte le nazioni si incontrano alla pari per negoziare accordi e discutere linee di condotta. La FAO è anche una fonte di conoscenza e informazioni. Aiuta i paesi in via di
sviluppo e i paesi in transizione a modernizzare e migliorare l'agricoltura, la selvicoltura e la pesca, e assicurare a tutti una buona alimentazione. Dalla fondazione, nel 1945, una particolare attenzione è stata dedicata alle aree rurali in via di sviluppo, che accolgono il 70 percento della popolazione mondiale povera ed affamata.



 
Programma Alimentare Mondiale o World Food Programme (WFP)
  Il WFP è la più grande organizzazione internazionale del mondo per  gli aiuti alimentari, e svolge le sue attività dalla sede di Roma dal 1963. Nel 1999, il WFP ha diretto operazioni di emergenza e di sviluppo a beneficio di 89 milioni di persone in 82 paesi, per un valore di 1,568 miliardi di dollari, distribuendo 3,4 milioni di tonnellate di cibo. In  particolare, il WFP ha distribuito alimenti ad oltre 19 milioni di persone, attraverso progetti di sviluppo, ha nutrito 29 milioni di rifugiati, sfollati e rimpatriati, ha raggiunto e sfamato oltre 41 milioni di vittime di disastri naturali, come terremoti, inondazioni e siccità.  Il WFP, combatte la fame su due fronti: l'emergenza, attraverso l'utilizzo di squadre di pronto intervento e di aiuti alimentari in soccorso di popolazioni che fuggono da un conflitto etnico o da miseria e siccità; lo sviluppo, attraverso progetti agricoli innovativi sostenuti da razioni alimentari, per aiutare le popolazioni più povere a combattere la malnutrizione e rendersi più autonome. Attraverso i progetti "Cibo in cambio di lavoro" ed i progetti "Cibo per Crescere" il WFP ha dimostrato che l'aiuto alimentare è uno dei più efficaci strumenti per lo sviluppo a lungo termine. Inoltre, con il Piano di Azione per le Donne, il WFP si impegna a ridurre le disuguaglianze più accentuate e ad aiutare le donne ad accedere più facilmente alla base stessa della vita: il cibo.
Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD)  
Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), fondata nel 1977 a
Roma, lavora con le popolazioni povere delle aree rurali per aiutarle a incrementare la produzione agricola e la vendita dei loro prodotti, ad aumentare i propri redditi e a decidere autonomamente sulle questioni che riguardano la loro vita. La finalità dell’ IFAD è mettere le popolazioni rurali in condizione di raggiungere una maggiore sicurezza alimentare e migliorare la qualità della loro alimentazione. Agisce creando piattaforme di dialogo tra vari attori sociali, produttivi ed economici con lo scopo di migliorare in modo duraturo le condizioni di vita di queste popolazioni e porre le basi di un benessere permanente. Dal 1978, l’IFAD ha investito circa 14,9 miliardi di dollari in donazioni e prestiti a tassi agevolati per finanziare progetti nei paesi in via di sviluppo, mettendo oltre 410 milioni di persone in condizione di uscire dalla povertà e contribuendo in tal modo a dare impulso alle comunità rurali.

UNICEF(Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia)
L’UNICEF è un’agenzia delle nazioni unite (ONU) fondata l’11 dicembre 1946. L’ UNICEF ha sede centrale a New York, è presente in 158  paesi nel mondo e si occupa di assistenza umanitaria verso i bambini e le loro madri. Questa associazione è finanziata con contributi volontari di paesi ,governi e privati e ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1965.
La buona nutrizione inizia alla nascita: per questo l'allattamento al seno è da sempre uno dei cavalli di battaglia dell'UNICEF. Questa promuove programmi di monitoraggio sulla salute e sullo stato nutrizionale delle donne incinte, la diffusione di micronutrienti (acido folico, zinco, iodio, vitamina A ecc.) tanto alle madri quanto ai bambini sotto i 5 anni e il controllo degli indicatori nutrizionali dei neonati e dei bambini per prevenire o curare tempestivamente l'insorgenza dei vari stadi della malnutrizione.
Nelle crisi umanitarie (che in alcune aree del pianeta sono realtà ormai cronicizzate), la difficoltà di accedere al cibo in quantità e varietà adeguate è un potente moltiplicatore della malnutrizione infantile.
In queste situazioni, l'UNICEF intensifica le misure abituali di lotta alla fame e mette in campo interventi straordinari come i Centri terapeutici nutrizionali, dove vengono applicati i protocolli salva-vita elaborati dall'OMS(Organizzazione Mondiale della Sanità), e gli alimenti terapeutici pronti all'uso. Questa categoria di alimenti si presta per essere somministrata sia sotto controllo medico sia in famiglia: dal 1995 a oggi l'UNICEF ha espanso la distribuzione di alimenti terapeutici pronti all'uso, dei quali è primo acquirente mondiale, spostando la cura della malnutrizione dalle strutture ospedaliere - dove spesso i bambini non giungono in tempo - alle comunità locali, con risultati molto incoraggianti.
Eleonora Conte, Valeria Fiori, Annamaria Leone, Francesca Santachiara

Hunger World - Foto


Spreco quotidiano nelle città italiane.

Ogni giorno nelle mense scolastiche italiane grandi quantità di cibo non vengono consumate.
Nei paesi del terzo mondo trovare da mangiare è spesso un'impresa.
  Diritto al Cibo


 



Elisabetta Guerrini



Il Problema della Malnutrizione nel Mondo



CAUSE

La malnutrizione è innanzitutto la conseguenza determinata dallo squilibrio nell’assunzione delle sostanze nutritive essenziali, in particolare:

Dall'inadeguata assunzione delle calorie
·         Dall’eccessivo consumo energetico
·         Dall’alterazione del metabolismo

COS’E’?
La malnutrizione è considerata la più grave minaccia per la salute pubblica mondiale e per quanto riguarda l’Europa, si stima che 33 milioni di persone siano a rischio di malnutrizione.
Colpisce lentamente e silenziosamente, contribuendo al 35% dei decessi di bambini di età inferiore ai cinque anni. Il rachitismo o ritardo della crescita, infatti, è il risultato irreversibile di una carenza nutrizionale nei primi 1000 giorni di vita e i danni procurati, sia fisici che intellettivi, non possono più essere curati.
La malnutrizione, il più delle volte, è dovuta a una mancanza di opportune ed efficaci azioni e finanziamenti e non dalla mancata comprensione del problema, poiché la scienza e la ricerca hanno dimostrato che esistono soluzioni poco costose (ad esempio, promozione dell'allattamento materno, supplementi di vitamine A e C, acido folico, ferro, rame, zinco, ecc.). Infatti, gli esperti ritengono che le derrate alimentari complessivamente prodotte nel mondo potrebbero essere sufficienti per coprire i fabbisogni nutritivi dell’intera popolazione mondiale, eppure le risorse alimentari a disposizione della popolazione terrestre sono distribuite in modo disuguale.
Di conseguenza, essa è un problema economico che interessa l’intera società, poiché riduce la produttività economica, il reddito potenziale degli individui e il capitale umano delle nazioni.
CONSEGUENZE
Le principali conseguenze di un’alimentazione insufficiente sono:
·         Dimagrimento
·         Apatia
·         Debolezza muscolare
·         Depressione del sistema nervoso
·         Minor resistenza alle malattie
·         Invecchiamento precoce
·         Morte per inedia
Queste conseguenze si manifestano soprattutto nei bambini (ventre gonfio, magrezza, avvizzimento della pelle, ecc.), la cui mortalità, secondo gli studi dell’Unicef, è altissima nei paesi del terzo mondo.
Dafne Pandolfo

La Fame nel Mondo, i dati

LE DEFINIZIONI
Secondo la definizione dell’ Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti (Treccani):
 La fame è “Sensazione viscerale stimolata dal bisogno del cibo; è avvertita a distanza varia dal pasto, dapprima nella forma lieve di appetito, poi in quella definita di f., caratterizzata dal desiderio imperioso di cibo, da dolori crampiformi all’epigastrio, da debolezza e malesseri generali che possono culminare nel deliquio”

La malnutrizione è “Stato di squilibrio tra rifornimento di nutrienti ed energia – troppo scarso (m. da carenza), incongruente (m. da squilibrio), eccessivo (m. da eccesso alimentare) – e il fabbisogno del corpo per assicurare il mantenimento, la funzione, la crescita e la riproduzione. Si comprendono quindi sotto questo termine sia i problemi di deficienza alimentare caratteristici dei paesi in via di sviluppo e sia quelli di eccesso, più frequenti negli ambienti altamente urbanizzati e industrializzati.”


LE CAUSE E GLI EFFETTI DELLA FAME


LA MAPPA DELLA FAME

 
(Percentuale di popolazione che soffre di malnutrizione Fonte FAO, basata sui dati di "The State of Food Insecurity in the World 2006")
I primi 5 paesi che soffrono la malnutrizione sono: 1) Repubblica Democratica del Congo 75 % popolazione malnutrita 2)Eritrea 66% popolazione malnutrita 3)Burundi 63% popolazione malnutrita 4) Haiti  58% popolazione malnutrita 5)Sierra Leone 46% popolazione malnutrita. La maggior parte (4 su 5) di questi paesi viene dall'Africa quindi possiamo dire che l'Africa è il continente più "malnutrito"

I DATI DELLA FAME

STRATEGIE CONTRO LA FAME

       Abituiamoci ad un uso consapevole delle risorse. L’acqua e l’energia non sono beni interminabili. 800 milioni di persone nel mondo non sanno cosa sia un lavandino e non conoscono l’acqua potabile (stima OMS).
       Il mercato equo e solidale. È molto diffuso in Italia, ed è anche di moda, comprare nei negozi del commercio equo e solidale. Si appoggiano così piccole cooperative di produzione nei paesi in via di sviluppo che rispettano l’etica del lavoro e le realtà locali.

       Sensibilizzare, sensibilizzare, sensibilizzare! Ultima ma non per importanza deve venire la nostra quotidiana azione di sensibilizzazione. Parliamone coi nostri amici, inviamo mail alle istituzioni, cerchiamo di convincere il maggior numero di persone possibili: il problema della fame nel mondo deve tornare al centro dell’agenda sociale e politica.
       Stimoliamo le piccole economie locali della nostra regione. Le produzioni a larga scala delle multinazionali dell’alimentazione, intensive e fuori stagione, alimentano lo sfruttamento e la dipendenza delle popolazioni del terzo mondo dall’economia mondiale dei grandi. Sensibilizzando il chilometro zero otterremo diversi risultati tra cui due immediati: meno inquinamento e spinta allo sviluppo locale.
Aiuto diretto. Abituiamoci a piccole azioni per noi poco importanti come appoggiare i molti progetti che queste stesse portano avanti nei paesi in via di sviluppo.                     

PERCENTUALI DELLA SOTTONUTRIZIONE


       La disponibilità di cibo costituisce il dato principale per verificare le condizioni di vita di una popolazione. Se l’attuale produzione mondiale di cibo fosse equamente distribuita in ogni paese, l’agricoltura e l’allevamento potrebbero fornire circa 2.700 calorie al giorno pro-capite, una quantità più che sufficiente. Nelle regioni più ricche e sviluppate, come gli Stati Uniti e l’Europa, l’elevato tenore di vita della popolazione permette di avere una dieta molto ricca di proteine animali e di prodotti provenienti da diverse parti del mondo, come ad esempio la frutta tropicale, mentre è diminuito il consumo dei cereali.
       Viceversa nei Paesi più poveri del mondo il consumo di carne è molto basso e l’alimentazione per più del 90% è costituita da cereali. In generale gli abitanti dei paesi poveri, che sono l’80% della popolazione, utilizzano solo un terzo degli animali allevati. Ciò dipende dal basso tenore di vita di queste popolazioni e anche dal fatto che nei paesi più poveri il bestiame costituisce una preziosa ricchezza che non può essere mangiata perché deve essere utilizzata per i lavori agricoli e per produrre escrementi usati come concime, ma anche come materiale da costruzione o combustibile per la cottura dei cibi.

       Traducendo queste cifre in termini più concreti ne deriva che nel mondo circa 850 milioni di persone soffrono la fame, cioè consumano una quantità di calorie inferiore a quella che è considerata la soglia minima. La situazione più drammatica si riscontra nell'Africa Subsahariana, dove la fame colpisce circa 300 milioni di persone, e nell’Asia meridionale, dove i malnutriti sono 230 milioni. La fame e la malnutrizione provocano ogni anno la morte di 40 milioni di persone, tra cui 5 milioni di neonati e bambini. 

La fame e la malnutrizione non derivano solo dalla scarsa disponibilità di calorie, ma anche da una dieta squilibrata, basata cioè solo su pochi alimenti: nei Paesi poveri, infatti, spesso il cibo disponibile è costituito quasi esclusivamente di un cereale (in Africa miglio o sorgo) e, col passar del tempo, l’organismo subisce la carenza di alcune sostanze fondamentali.
       Molti Paesi ricchi, come l’Italia, spesso attuano politiche d’aiuto nei confronti delle popolazioni più povere: tuttavia questi soccorsi alimentari possono provocare anche effetti negativi per le popolazioni. Infatti l’invio regolare di aiuti alimentari provoca una diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli locali e un abbandono delle campagne da parte di un numero crescente di contadini. Inoltre spesso accade che questi aiuti non riescano a raggiungere le popolazioni bisognose perché mancano le vie di comunicazione e i mezzi di trasporto, oppure perché vengono accaparrati da una minoranza privilegiata.

C’E’ CIBO PER TUTTI?

C’è cibo per tutti….gli esperti, infatti, pensano che le derrate alimentari complessivamente prodotte nel mondo potrebbero essere sufficienti per coprire i fabbisogni nutritivi dell’intera popolazione mondiale. Eppure oltre 3 miliardi di persone non ricevono un apporto energetico e nutritivo adeguato e oltre 800 milioni di individui soffrono la fame.  Le risorse alimentari a disposizione della popolazione della Terra sono infatti distribuite in modo disuguale. Nei Paesi ricchi le persone consumano una quantità di cibo superiore ai loro reali fabbisogni, mentre quasi un miliardo di abitanti dei Paesi poveri soffrono la fame perché hanno a disposizione una quantità di cibo insufficiente.

Lorenzo Maccarone, Fabio Sappino