martedì 27 gennaio 2015

World Food Programme: si sta facendo abbastanza?


Il WORLD FOOD PROGRAMME è un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza alimentare nei Paesi in via di sviluppo dove la malnutrizione si fa sentire maggiormente. Questa organizzazione, come altre, cerca di diminuire la percentuale di morti a causa della malnutrizione, ma si sta facendo abbastanza?  La situazione sta migliorando? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato una volontaria del World Food Programme.
Quali sono le zone in cui opera il WFP?
L’organizzazione impiega circa 14.000 persone, la maggior parte delle quali operano direttamente nei paesi più affetti dalla fame e dalla malnutrizione, in Asia, Africa, Europa orientale, Medio Oriente, America Latina e Caraibi. Ogni anno il WFP assiste una media di 90 milioni di persone in circa 80 paesi.
Quali obiettivi vuole raggiungere?
L’organizzazione sostiene la sicurezza alimentare e il diritto di tutti gli individui ad avere accesso al cibo necessario al proprio sostentamento, e a rispondere autonomamente ai propri bisogni alimentari.
La missione del WFP risponde alla sfida di un mondo a “Fame Zero” lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e svolge un ruolo chiave nella realizzazione dei 5 punti di tale sfida:
1-      Zero bambini con deficit di sviluppo sotto i due anni
2-      100% accesso a cibo adeguato, sempre
1-      Tutti i sistemi alimentari sono sostenibili
2-      100% aumento della produttività e del reddito dei piccoli contadini
3-      Zero perdite o sprechi di cibo
Con quali mezzi?
Ad esempio con il programma dei pasti scolastici, grazie al quale il WFP fornisce cibo nelle scuole a più di
20 milioni di studenti. Questo incoraggia le famiglie a mandare i propri figli a scuola e aiuta gli studenti a concentrarsi sullo studio, dando loro l’opportunità di avere un futuro migliore. Anche il programma “Cibo in cambio di lavoro” fornisce razioni di cibo in cambio di lavoro utile allo sviluppo della comunità, mentre il programma “Cibo in cambio di formazione” permette di apprendere una professione o di imparare a leggere e a scrivere.  Un’altra delle iniziative adottate dal WFP prevede l’uso di contante e voucher che consente di acquistare direttamente il cibo. Il contante e i voucher sono particolarmente utili nei casi in cui il cibo è disponibile sui mercati ma le persone non hanno i mezzi per acquistarlo. Questo contribuisce anche a sviluppare l’economia del territorio, dato che i beneficiari acquistano il cibo nei mercati locali.
Come si finanzia l’organizzazione?
L’organizzazione si finanzia esclusivamente su base volontaria, senza quote fisse, ricevendo donazioni sotto forma di denaro, alimenti (come farina, olio, sale, zucchero, fagioli) e attrezzature per la coltivazione, l’immagazzinamento e la cottura del cibo. Le donazioni provengono da governi, imprese private e individui.
Quanti dei soldi ricavati dalle donazioni sono devoluti alle popolazioni bisognose?
Il 93% delle donazioni viene destinato alle operazioni sul campo. Solo il 7% delle donazioni viene utilizzato per le spese relative alle strutture in cui il WFP opera.
Cosa possiamo fare noi da qui?
Fare una donazione è un ottimo modo per aiutare, ma anche la sensibilizzazione sul tema della fame nel mondo è fondamentale per diffondere l’idea che questo dramma ci riguarda tutti e che costituisce un problema risolvibile se ci impegniamo insieme per questo scopo. Il WFP ha una pagina Facebook, attraverso la quale è possibile condividere news, fotografie, video e informazioni sulle emergenze in corso. Inoltre, è possibile seguire l’organizzazione su Twitter e sul canale YouTube del WFP Italia.
Ci sono stati dei risultati negli ultimi anni?
Tra il 1990-92 e il 2012-2014 il tasso di malnutrizione è sceso dal 18,7% al 11,3% a livello globale, e dal 23,4% al 13,5% nei paesi in via di sviluppo. Il numero di decessi di bambini al di sotto dei 5 anni nel mondo, la metà dei quali sarebbero attribuibili alla malnutrizione, è diminuito da 12.7 milioni nel 1990 a 6.3 milioni nel 2013.
 Il WFP parteciperà a Expo Milano 2015?
Il WFP, insieme alla FAO e all’IFAD, guiderà la partecipazione delle Nazioni Unite a Expo Milano 2015. Il
percorso delle Nazioni Unite all’interno dello spazio espositivo sarà contrassegnato da 18 istallazioni costituite da grandi cucchiai blu: il blu per richiamare il colore della bandiera delle Nazioni Unite, il cucchiaio come strumento comune a tutte le tradizioni alimentari, a simboleggiare il fatto che la “Sfida Fame Zero” riguarda ogni singolo individuo. Le istallazioni avranno come temi i 5 pilastri su cui si fonda la sfida. Particolare attenzione verrà affidata al tema della parità di genere e dell’impegno a favore della crescita del potere affidato alle donne, considerando il ruolo fondamentale di quest’ultime nella lotta contro la fame e la malnutrizione.
Ci sono dati riguardanti lo spreco di cibo nei paesi più ricchi?
Circa un terzo del cibo prodotto a livello mondiale, pari a circa 1.3 miliardi di tonnellate, va perso durante le fasi di produzione o viene sprecato. Ogni anno i consumatori dei paesi ricchi sprecano 222 milioni di tonnellate di cibo, una quantità pari quasi all’intera rete di produzione di cibo dell’Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate). Questi dati, provenienti da un rapporto commissionato dalla FAO, sono sorprendenti soprattutto se si considera che la mancanza di sicurezza alimentare continua a essere un enorme problema in numerose parti del mondo, la cui portata aumenterà nei prossimi anni se la questione non verrà affrontata subito in maniera appropriata ed effettiva.
Quali sono i progetti futuri?
Il WFP è impegnato nella promozione di attività e programmi volti ad aumentare il potere delle donne nella comunità. Circa il 60% di coloro che soffrono la fame nel mondo è costituito da donne. Questo perché le donne spesso hanno accesso limitato all’istruzione e alla creazione di reddito, oltre ad avere minor potere decisionale. La conseguenza è che anche i loro bambini soffrono a causa della fame e della malnutrizione. Ma le donne possono avere un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza alimentare delle loro famiglie ed è stato dimostrato che affidando loro il cibo necessario, i bambini hanno maggiori possibilità di ricevere un’alimentazione adeguata. Inoltre, il WFP si impegna ad aiutare le popolazioni vittime di emergenze umanitarie a costruire la propria capacità di resilienza e a non essere vulnerabili agli avvenimenti avversi, rinforzando i sistemi di gestione del rischio necessari per sviluppare e rafforzare la capacità delle comunità e dei paesi di reagire positivamente agli shock improvvisi e provvedere a soddisfare i proprio bisogni alimentari. In particolare, poi, il WFP continuerà a lavorare sulle grandi emergenze umanitarie, classificate a livello 3 (il più alto) dalle Nazioni Unite, in Iraq, Siria, Sud Sudan, Repubblica Centraficana, e nei paesi dell’Africa occidentale affetti dall’ebola: Sierra Leone, Liberia e Guinea.
                                         Gianmaria De Salazar, Martina Poppa, Lucrezia Tosolini

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