mercoledì 28 gennaio 2015

Carmela Attanasio: una donna da imitare


62 milioni di persone muoiono ogni anno per cause collegabili alla carenza o alla cattiva qualità dell’alimentazione. Le zone colpite sono molte, tra queste il Guatemala. In questo paese l’80% dei bambini e delle bambine indigene sotto i 5 anni soffre di seri problemi alimentari. Da ogni paese del mondo qui arrivano volontariamente dei missionari. Una di questi è Carmela Attanasio.
 Dopo essere nata e vissuta in Italia dopo essere stata professoressa di scuola media, Carmela o meglio Lillina, come vuole essere chiamata lei, diventa missionaria e decide di andare periodicamente in Guatemala per aiutare la comunità fondata dal figlio.  
Ogni volta che va in Guatemala quale situazione Le si presenta?









Quella che vedete nelle foto. Le persone vivono in case con una struttura lignea coperta da buste di plastica. Quelli che se lo possono permettere vivono in case con i tetti fatti di lamiera. Entrambe le abitazioni sono molto poco resistenti e tanto meno confortevoli. Bisogna anche considerare che materiali come la plastica o la lamiera mantengono il caldo all’interno delle abitazioni, se così vogliamo definirle, non permettendo la circolazione dell’aria e causando in esse un aumento della temperatura, che in media è di 35°C. Questi abitacoli si trovano solitamente nei pressi di una discarica. In questo spazio enorme le persone buttano la spazzatura. Le persone per sfamarsi frugano nella spazzatura alla ricerca di qualcosa da mangiare. Come possiamo notare di conseguenza la situazione igienica è molto critica.
I volontari offrono latte in polvere mischiato con l’avena, poiché quest’ultima gonfia lo stomaco e attutiscono i morsi della fame. Nonostante ciò ho visto diverse persone svenire per strada a causa del digiuno senza essere soccorse da nessun medico. Infatti in una zona grande quanto il Lazio c’è un solo ospedale e la sanità è a pagamento. Inoltre nel caso in cui una persona venisse ricoverata deve provvedere alla propria assistenza poiché non ci sono infermieri.


Quali possono essere secondo lei alcune soluzioni per il futuro?
Per sconfiggere la fame nel mondo bisogna cercarle nel proprio io e nel proprio cuore: educare i giovani delle nostre generazioni al senso della gratuità ma anche al senso della responsabilità personale nei confronti di queste popolazioni perché solo capendo che ognuno di noi può fare qualcosa, si può mentalizzare le generazioni future al discorso della giustizia e di un’equità sociale.
Come possiamo contribuire noi dall’Italia?
Si potrebbe fare un gemellaggio con una delle missioni perché un solo nostro euro, può servire a sfamare decine di persone. È inutile continuare a parlare della fame nel mondo in generale perché di fronte a questo problema siamo tutti pronti a fare il “mea culpa” però poi concretamente non sappiamo come intervenire. Non dobbiamo comportarci come Kaino che alla domanda di Gesù “Dov’è tuo fratello?”, ha risposto “ che per caso  sono io il guardiano di mio fratello?” perché ognuno di noi è responsabile dell’individuo che ci vive accanto. Non bisogna essere indifferenti perché l’indifferenza non porta ad alcuna soluzione.
Cosa ne pensa delle grandi organizzazioni come la Fao, l’Unicef o la World Food Programme? Secondo lei fanno qualcosa di concreto? Oppure è solo una faccia diffusa dai media?
La prima cosa che mi viene da dire è “Boh”. Certo quando entro alla Fao e vedo tutto il lusso di marmi e stanze bellissime, mi viene subito spontaneo pensare “ Questa gente si preoccupa davvero della fame nel mondo?”. Mi viene da fare un confronto con il vescovo del Petèn che lungi dal vestirsi con la porpora  e in pompa magna, è un uomo semplice che vive da solo, si pulisce la casa da solo, si cucina da solo e magari ti riceve in canottiera tutta rattoppata da lui perché vuole essere vicino ai poveri e condividere l’esperienza degli ultimi. Certamente può darsi che perlomeno riescano ad attirare l’attenzione su certi problemi, però personalmente preferisco dare i miei soldi ad alcuni missionari che sicuramente li useranno nel modo migliore.
                                                                      Martina Poppa, Lucrezia Tosolini, Gianmaria de Salazar

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